Ponte Bisantis: Gli ultimi della classe
Pubblicato da Redazione il Gio, 15 ott 2015 13:57 CEST
Contributo di Redazione
Seguendo anche io qualche partita di calcio, capita spesso che queste siano in contemporanea con quelle giocate (si fa per dire) dalla nostra squadra del cuore.
E questo mi ha evitato la sofferenza e le umiliazioni che l'inizio di stagione ci sta continuamente portando. Per questo motivo, prima di intervenire, ho voluto vedere la nostra squadra in campo.
La prima partita è stata quella di Trapani contro l'Akragas e sono rimasto agghiacciato, soprattutto nel leggere i commenti del fine gara che parlavano della migliore prestazione dei nostri.
Io penso che peggio di così non si posso fare e credo che in questa situazione non si salvi nessuno.
Caro presidente, le abbiamo espresso a più riprese la gratitudine per aver salvato un malato terminale che in quella situazione non si sarebbe salvato mai. Ma questo non le dà la nostra benevolenza imperitura.
Il discorso è molto semplice, direi terra terra: se lei ci lascia in serie D, categoria che nell'era moderna non abbiamo mai conosciuto, non saprei davvero come e perché ringraziarla.
Non dimentico le sue esternazioni, un tempo frequenti e positive oggi rade e controproducenti. Una volta lei diceva di essere un ambizioso, sia come imprenditore sia come dirigente di calcio. Ha sempre detto di lavorare per primeggiare e quindi le chiedo "cosa prova adesso ad andare in giro con il cappello da somaro dell'ultimo della classe?".
Perché se lei è il primo a vincere, è anche il primo a perdere. Il primo responsabile è proprio lei sin da quando ha perso il sacro fuoco del pallone.
Da quando dopo un successo sulla sua Reggina se ne uscì dicendo che la squadra non avrebbe mai raggiunto i play off e quindi l'ha smantellata. La zona play off era ad un passo, lo ricordiamo tutti. Ha scelto il modo più efficace per ritirarsi dalla corsa. E poi l'estate con il crollo degli obiettivi e una programmazione in perfetta linea.
Chi ha avuto la pazienza di seguirmi su questo sito e dispone di buona memoria, sa che sono contrario al cambio di allenatore in corsa. Difesi anche Ciccio Cozza nel primo anno di Prima Divisione nonostante spesso fosse davvero indifendibile. E non cambio idea.
Ma adesso non si parla di cambio dell'allenatore, si parla di affidare la squadra ad un allenatore. Quello che c'è adesso non lo è, è evidente a tutti. Ho capito, caro presidente, che è un suo uomo di fiducia, ma alle persone di fiducia si danno le chiavi della macchina, quelle della casa al mare o, se si possiede, della stalla.
Non gli si dà in mano la squadra di calcio di un capoluogo di regione con un seguito che, malgrado tutto, rimane notevole. Non si può scegliere il primo che capita. La sua carriera parla da sola.
Da noi ha fatto il vice di tutti quelli poi esonerati tranne che di Oscar Brevi, che da buon lombardo pragmatico, non lo aveva voluto. E guarda caso quell'anno, pur senza brillare mai nel gioco, arrivammo terzi perdendo pochissime partite.
Il signore in questione sembra pure presuntuoso insistendo su moduli e giocatori assurdi, rifiutando i consigli di chi gli sta attorno. Ma che senso ha, dopo l'umiliazione di Catania, dargli gli otto giorni?
Quale occasione migliore per cambiare visto che sabato abbiamo una partita sulla carta alla nostra portata e che avrebbe potuto ricompattare l'ambiente e migliorare la classifica?
Lui non si farà mai da parte perché crede di potercela fare, ma se io sfidassi Usain Bolt sui cento metri, alla terza figuraccia direi: "mi sa che non fa proprio per me".
Non che abbia a disposizione uno squadrone, anzi. In quella partita ho visto gente che non sa proprio che cosa sia il gioco del calcio. C'era uno che giocava con la maglia che fu di Massimo Mauro che era incapace di battere le rimesse laterali. Un difensore che lasciava il pallone agli attaccanti avversari guardando poi se questi riuscivano a far gol e lo ha fatto anche nelle altre partite.
E poi è dura giocare senza portiere. Perché Catania è stata l'apoteosi, ma noi ne abbiamo uno scarso in tutti i fondamentali eppure è titolare inamovibile ed è stato il primo ad essere abbracciato da quel signore di prima, felice come una Pasqua dopo aver rubato un punto a Foggia.
Il Direttore Generale è ormai ospite fisso di "Chi l'ha Visto?".
Caro presidente, immagino la sua amarezza per essere stato turlupinato dagli amministratori locali ma bastava chiedere in giro per capire quali lestofanti abbiano da sempre governato la città dei Tre Colli.
Lei ora si trova in Cina per lavoro e le auguro sempre i migliori successi per la sua azienda, perché dà da vivere a decine di famiglie e tutti sappiamo che cosa significhi nella nostra regione sempre più abbandonata.
Ma se il calcio l'ha stufata, in attesa di qualcuno che si faccia avanti (la vedo dura), posso umilmente consigliarle di lasciare la squadra alle sue figlie che sono giovani, belle e motivate e possono portare entusiasmo in una piazza depressa?
Trovi un posto in azienda al suo uomo di fiducia e si ricordi che la società è legalmente sua a tutti gli effetti ma la squadra è di noi tifosi, da sempre.
Avrete notato che in questo intervento non faccio un solo nome del Catanzaro di oggi. Perché penso che nessuno di questi c'entri qualcosa con il Catanzaro.
Giuseppe Bisantis da uscatanzaro.net
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